“A voi che ascoltate dico…”
Gesù sogna, esige, perché da'. Ci guarda e ci chiede il coraggio del paradosso, il brivido della santità, il coraggio della logica evangelica: perdona i nemici, ama senza contraccambio, sii trasparenza. Alza il tiro, il Signore, chiede di essere discepoli, come lui, fino in fondo.
Gesù per primo ha amato i nemici, lui per primo non ha detto il male, lui per primo si è donato fino al brivido della morte. Gesù chiede testimoni, non cristiani part-time. Gesù vuole discepoli che diventino riflesso della vera condizione dell'uomo, che in qualche modo illustrino con la loro vita che è possibile credere, che è possibile amare.
Forte, vero? E tutti a deprimerci, a dire: "chi può farlo?" Risposta: nessuno, ovvio. Se la smettessimo di pensare che la fede è uno sforzo e la santità è una conquista! No, Gesù spiega il come: il Padre è misericordioso. Possiamo diventare misericordiosi se ci lasciamo raggiungere dal Padre, se lo lasciamo agire, se ne siamo riempiti. Perciò il Vangelo inizia con un invito pressante: "a voi che ascoltate dico..." Gesù sa bene che l'ascolto precede l'azione, che la morale è conseguenza della fede, che la vita nuova in Cristo è possibile solo perché, appunto, c'è Cristo!. Animo allora! poniamo qualche microgesto profetico in questa settimana, chiediamoci, davanti all'ennesimo gesto di perdono o di pazienza, cosa avrebbe fatto al nostro posto il Nazareno. Ma senza fanatismi, per favore. Gesù mette al di sopra della coerenza la misericordia, chiede autenticità, ma non immola all'altare dell'integrità morale la pazienza e il perdono. Siamo coerenti, quindi, siamo conseguenti nel nostro vivere, ma senza diventare impercettibilmente giudici altezzosi dei fratelli. Una pagina ad alto profilo, quindi, anche se un po' indigesta. E un invito, finale, a guardare intorno a noi con lo sguardo interiore. E vedrete il Vangelo di oggi mille volte vissuto, mille volte realizzato. Da anonimi cristiani che sanno pazientare, amare, sperare, ragionare secondo la logica del Vangelo.